Giuseppe Ungaretti nacque l’8 febbraio 1888 ad Alessandria d’Egitto, dove i genitori erano trasferiti per motivi di lavoro. Il padre Antonio aveva trovato impiego come operario presso il cantiere del canale di Suez, dove muore nel 1890 a causa di una malattia e di un grave infortunio. La madre, Maria Lunardini, riesce a mantenere la famiglia grazie alla gestione di un piccolo forno di pane. Frequenta prima l’istituto “don Bosco”, tenuto dai padri salesiani, e poi la prestigiosa Scuola Svizzera, dove legge maggiori scrittori moderni come Leopardi. Verso la fine del 1909 si trasferisce al Cairo, dove inizia a collaborare con il quotidiano italiano “Messaggero Egiziano”, pubblicando alcuni articoli di critica letteraria.
Nel 1912, si reca a Parigi, dove ha modo di approfondire la conoscenza della poesia decadente e simbolista.
Nel 1914 si trasferisce a Milano e all’inizio del 1915 pubblica le sue prime poesie sulla rivista “Lacerba”. Il 24 maggio 1915 Italia entra in Prima guerra mondiale e Ungaretti viene arruolato come soldato semplice e inviato a combattere sul Carso. Qui compone le liriche che pubblicherà poi a Udine, alla fine del 1916, con il titolo Il porto sepolto.
Nel 1920, si stabilisce a Parigi, e si sposa con Jeanne Dupoix, dalla quale ebbe due figli. Collabora intanto con “Il Popolo d’Italia”, il quotidiano fondato e diretto da Mussolini.
Nel 1921 si trasferisce a Roma e ottiene un impiego presso il ministero degli Esteri, collabora come giornalista. In questo periodo si avvicina alla religione cattolica e aderisce con entusiasmo al fascismo.
Nel 1931 pubblica la raccolta intitolata L’allegria. Nel corso degli anni Trenta la sua fama si diffonde progressivamente e Ungaretti diventa uno dei più noti e autorevoli intellettuali italiani; la sua figura costituisce un punto di rifermento essenziale l’Ermetismo.
Nel 1936 gli viene offerta la cattedra di Lingua e Letteratura italiana presso l’Università di San Paolo in Brasile, dove Ungaretti si trasferisce con la famiglia.
Nel 1942 a settembre ottiene l’incarico di docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università di Roma; a novembre viene nominato Accademico d’Italia. Svolge anche l’attività di traduttore.
Tra il 1968 e il 1970 riceve numerosi premi e riconoscimenti e muore a Milano nella notte fra il 1° e il 2° giugno 1970.