Novelle

La roba

"La roba" è una novella di Giovanni Verga, pubblicata nel 1880 all'interno della raccolta "Novelle rusticane". Questo racconto, breve ma potente, si concentra su temi come l'avidità, il possesso e l'alienazione dell'individuo che deriva dall'ossessione per la proprietà. In questa novella, Verga espone una delle sue riflessioni più profonde e amare sulla natura umana, tipiche del verismo.

Trama

La novella narra la storia di Mazzarò, un contadino che, partendo da una condizione di estrema povertà, riesce a diventare uno dei più ricchi proprietari terrieri della Sicilia. Attraverso una vita di sacrifici, duro lavoro e astuzia, Mazzarò accumula progressivamente una quantità impressionante di "roba", termine che nella novella assume un significato simbolico, rappresentando sia la proprietà terriera sia tutti i beni materiali accumulati.
Mazzarò non si accontenta mai di ciò che ha: più la sua "roba" cresce, più diventa ossessionato dal bisogno di possederne ancora di più. Egli vede tutto come parte del suo patrimonio, dalle terre ai lavoratori, trattando persino gli animali e le persone come estensioni della sua proprietà. In questo senso, Mazzarò rappresenta l’incarnazione dell’uomo dominato dall’avidità: tutto ciò che conta per lui è accumulare sempre più "roba".
Nonostante la sua ricchezza, Mazzarò rimane un uomo solo, incapace di godere realmente dei suoi beni o di avere relazioni affettive profonde. La sua vita è interamente dedicata alla conservazione e all'ampliamento della sua proprietà, al punto che non riesce nemmeno a concepire la sua morte come una separazione dalla "roba". Quando capisce che, alla fine, dovrà lasciare tutto ciò che ha accumulato, reagisce in modo grottesco: impazzisce e si mette a uccidere i suoi animali, gridando: "Roba mia, vientene con me!". Questa scena finale evidenzia l'estrema alienazione di Mazzarò, che, pur avendo conquistato tutto ciò che desiderava, alla fine non può portare con sé nulla.

Temi principali

1. L'ossessione per la proprietà: Il tema centrale della novella è l’ossessione per il possesso e per la "roba". Mazzarò è un uomo che ha fatto della ricchezza e dell’accumulo di beni lo scopo della sua vita. Questo desiderio di possesso lo consuma completamente, rendendolo incapace di stabilire legami umani o di godere della propria esistenza.
2. Alienazione e solitudine: Nonostante tutta la sua ricchezza, Mazzarò è un uomo solo. Non ha affetti, né famiglia, né amici veri. Il suo rapporto con il mondo è mediato esclusivamente dal desiderio di possedere. La sua esistenza è vuota, priva di significato oltre alla "roba" che possiede, e ciò lo condanna a una profonda alienazione.
3. Fatalismo e morte: La morte, inevitabile per tutti gli uomini, è una presenza costante nella novella. Mazzarò, nonostante il suo potere e la sua ricchezza, è destinato a morire come qualsiasi altra persona, senza poter portare con sé nulla di ciò che ha accumulato. La consapevolezza di questa verità lo porta a una crisi che sfocia nella pazzia, mostrando l’assurdità della sua vita votata all’accumulo di beni materiali.
4. Critica sociale: Verga critica implicitamente la società contadina del suo tempo, in cui l'ossessione per il possesso e l’accumulo di ricchezza è considerata una virtù. Mazzarò è ammirato dalla comunità per la sua astuzia e il suo successo economico, ma Verga mostra come questa stessa ossessione lo conduca a una vita vuota e priva di significato.
5. L'impersonalità della natura umana: Uno degli aspetti più verghiani della novella è la descrizione impersonale della lotta per la sopravvivenza e per il possesso della "roba". Non c'è alcuna morale evidente o compassione nei confronti di Mazzarò. Verga si limita a descrivere l'inevitabilità della sua fine, senza intervenire con giudizi morali. La vita è una lotta per la sopravvivenza e l’accumulo, e Mazzarò è semplicemente uno degli ingranaggi di questa dinamica.

Stile e tecnica narrativa

Verga utilizza in "La roba" uno stile asciutto e impersonale, caratteristico del verismo. La figura di Mazzarò non è giudicata né condannata apertamente: il narratore si limita a descrivere i fatti in modo distaccato, come un osservatore esterno, senza entrare nei pensieri o nelle emozioni dei personaggi.
La tecnica del discorso indiretto libero permette a Verga di presentare la mentalità dei contadini siciliani senza commenti diretti, ma lasciando emergere il loro punto di vista attraverso le parole e le azioni dei personaggi stessi. La "roba" assume un valore simbolico, non solo per Mazzarò, ma per l’intera comunità, che misura il valore di una persona esclusivamente in base alla ricchezza che possiede.

Il pensiero di Verga

Con "La roba", Verga offre una critica lucida e amara del rapporto tra l'uomo e il possesso. L’autore non idealizza né demonizza Mazzarò, ma lo presenta come un prodotto del suo ambiente sociale e culturale. L’avidità di Mazzarò è una conseguenza di una società che esalta il successo materiale e il possesso della terra come il più alto valore.
Verga mostra anche la profonda alienazione dell'uomo che vive solo per accumulare beni, che finisce per perdere ogni connessione con gli altri esseri umani e persino con se stesso. Mazzarò, nella sua ossessione per la "roba", perde la propria umanità, diventando quasi una macchina guidata solo dal desiderio di possedere sempre di più.
Alla fine, la morte di Mazzarò diventa la grande livellatrice: non importa quanto abbia accumulato nella sua vita, la sua fine è la stessa di tutti gli altri, e la "roba" che tanto ha desiderato non potrà seguirlo nella tomba.

Conclusione

"La roba" è una riflessione profondamente verghiana sull'avidità e sulla solitudine dell'uomo moderno, che vede nel possesso dei beni materiali l’unico scopo della vita. Verga, attraverso la figura tragica di Mazzarò, ci mostra come questa ossessione porti alla perdita di ogni valore umano e, infine, all'alienazione e alla follia.
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